Galleria Roma
via Maestranza 110 Siracusa
per i giovedì della galleria
ARTE E PERCEZIONE VISIVA
conversazione di
Nino Sicari
22/1/09 ore 18,30
Tentare di comprendere i legami che uniscono percezione visiva e arte è un’esperienza di grande interesse, perché alla persuasione di poter penetrare il senso profondo dell’opera d’arte, unisce la possibilità di apprendere qualche cosa di nuovo sul funzionamento del sistema nervoso.
La neurofisiologia moderna ha studiato e in parte capito alcune proprietà basilari della visione che indicano che certe informazioni visive sono più importanti di certe altre e subiscono un’elaborazione particolare, direi privilegiata nel cervello. Il risultato più attraente, nel contesto del nostro discorso, è l’esistenza di un cervello visivo, localizzato nel lobo cerebrale destro e quasi contrapposto a quella parte del cervello che presiede al linguaggio e che ha sede nel lobo sinistro. Forse è per questo che è così difficile parlare di Arte; perché le attività di un lobo, quello del linguaggio, vogliono interessarsi alle attività dell’altro lobo, il destro, il lobo più visivo, che tratta l’informazione in maniera diversa meno analitica, più globale, gestaltica ed anche più emotiva. Le più note teorie della percezione sono la teoria del Costruttivismo e quella della Gestalt. Secondo la prima teoria, l’immagine visiva è costruita di volta in volta, mentre secondo la teoria della Gestalt esistono schemi innati di organizzazione della percezione.Uno dei modi in cui le immagini visive possono essere costruite è quello suggerito dai filosofi dell’empirismo, secondo i quali la percezione è costruita da sensazioni elementari mediante un processo di associazione. La percezione visiva (costruzione dell’immagine) avviene per confronto dinamico fra l’informazione sensoriale fornita dall’occhio e le immagini precedentemente percepite e osservate in memoria. Secondo questa teoria, quindi, per “vedere” bisogna aver imparato a vedere.Nel campo delle arti figurative, molti storici dell’arte si rifanno alla teoria del Costruttivismo nell’interpretazione delle immagini pittoriche. Anche Gombrich si avvicina a questo modo di pensare. L’esperienza predisporrebbe i canali per l’analisi e l’interpretazione dell’informazione visiva. Questa sarebbe elaborata secondo schemi acquisiti, basati su esperienze precedenti, creando ordine nel caos dell’entrata visiva.
La neurofisiologia moderna ha studiato e in parte capito alcune proprietà basilari della visione che indicano che certe informazioni visive sono più importanti di certe altre e subiscono un’elaborazione particolare, direi privilegiata nel cervello. Il risultato più attraente, nel contesto del nostro discorso, è l’esistenza di un cervello visivo, localizzato nel lobo cerebrale destro e quasi contrapposto a quella parte del cervello che presiede al linguaggio e che ha sede nel lobo sinistro. Forse è per questo che è così difficile parlare di Arte; perché le attività di un lobo, quello del linguaggio, vogliono interessarsi alle attività dell’altro lobo, il destro, il lobo più visivo, che tratta l’informazione in maniera diversa meno analitica, più globale, gestaltica ed anche più emotiva. Le più note teorie della percezione sono la teoria del Costruttivismo e quella della Gestalt. Secondo la prima teoria, l’immagine visiva è costruita di volta in volta, mentre secondo la teoria della Gestalt esistono schemi innati di organizzazione della percezione.Uno dei modi in cui le immagini visive possono essere costruite è quello suggerito dai filosofi dell’empirismo, secondo i quali la percezione è costruita da sensazioni elementari mediante un processo di associazione. La percezione visiva (costruzione dell’immagine) avviene per confronto dinamico fra l’informazione sensoriale fornita dall’occhio e le immagini precedentemente percepite e osservate in memoria. Secondo questa teoria, quindi, per “vedere” bisogna aver imparato a vedere.Nel campo delle arti figurative, molti storici dell’arte si rifanno alla teoria del Costruttivismo nell’interpretazione delle immagini pittoriche. Anche Gombrich si avvicina a questo modo di pensare. L’esperienza predisporrebbe i canali per l’analisi e l’interpretazione dell’informazione visiva. Questa sarebbe elaborata secondo schemi acquisiti, basati su esperienze precedenti, creando ordine nel caos dell’entrata visiva.