sabato 14 giugno 2008

Le morbide figure
di Gianfranco Bevilacqua
Gli scultori amano sfidare lo spazio; a volte lo chiudono dentro le forme e a volte lo allontanano, altre volte ancora lo spingono dentro i corpi fino a imprimere dinamismo alla materia. In ogni caso si dice che la scultura sia essenzialmente una forma chiusa o aperta nello spazio o, se preferite, uno spazio tagliato dalla materia.Gianfranco Bevilacqua conosce bene questo giuoco di vuoti e di pieni e imprime alle sue sculture una flessuosità e una morbidezza di linee che ci riportano da un lato alla scultura classica e dall’altro al dinamismo della concezione futurista.I corpi in movimento, le membra protese al cielo, i corpi allungati e vuoti, le vesti che si aprono in larghe pieghe che modellano le forme, tutto è mosso dall’aria che entra in queste sculture e pare che uno spirito creatore, soffio vento turbine, dia vita all’informe materia che si fa figura fluttuante nello spazio.Sono figure in creta monocroma, da 50 a 60 centimetri di altezza, di un marrone caldo, colore della terra, di una serena eleganza, belle da vedersi e da girare da tutte le parti. Sono generalmente corpi femminili, forse perché i nudi e i seminudi femminili meglio si prestano alla rappresentazione della linea morbida e flessuosa; e sono anche sculture originali, nuove nel panorama dell’arte della creta che siamo abituati a vedere.Bevilacqua ha realizzato anche cristi e presepi, cavalli e alberi, rocce e mantelli, oltre alle figure umane; in tutto l’artista vede movimento e azione. Bisogna dire che vi si trovano, in questa scultura, le grandi lezioni stilistiche del novecento: si è parlato di futurismo per la concezione stessa dell’opera ma come non vedere nelle forme ondose e ardite che si alzano nello spazio il disegno dell’arte concettuale e di quella astratta, o l’essenza stessa di un espressionismo che parte dall’incoscio e diventa rappresentazione del mondo onirico dell’artista?E come non rilevare lo stretto connubio che s’instaura fra materia, forma e messaggio in quelle statuine i cui corpi sono l’evoluzione stessa dei vestiti o viceversa, e la morbidezza della creta impasta con estrema libertà nature morte e vive, in un disegno fantastico di linee curve che aprono e chiudono intriganti spazi fra le forme circolari ?Bevilacqua è un poeta della creta e possiede uno stile maturo e armonico, fortemente espressivo e suggestivo. Egli teorizza la libertà assoluta della forma anche se condizionata dalla figura; ritiene che la realtà sia un continuum di forme che s’incastrano e si trasformano e che nulla abbia contorni definiti e netti; ci suggerisce un mondo di grande immaginazione, di fascinosi percorsi; crea suggestioni forti anche quando rappresenta figure dolorose e tenta una possibile poetica della bellezza. Tuttavia la lacerazione e il male fanno capolino da alcuni tagli misteriosi che di tanto in tanto feriscono le forme leggiadre e rompono l’armonia della circolarità che si stende sopra le figure. E l’immanente segno del dolore con il quale ogni cosa che vive deve confrontarsi.
Corrado Di Pietro

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