lunedì 19 gennaio 2009

Arte e percezione visiva



Galleria Roma
via Maestranza 110 Siracusa
per i giovedì della galleria

ARTE E PERCEZIONE VISIVA
conversazione di
Nino Sicari
22/1/09 ore 18,30
Tentare di comprendere i legami che uniscono percezione visiva e arte è un’esperienza di grande interesse, perché alla persuasione di poter penetrare il senso profondo dell’opera d’arte, unisce la possibilità di apprendere qualche cosa di nuovo sul funzionamento del sistema nervoso.
La neurofisiologia moderna ha studiato e in parte capito alcune proprietà basilari della visione che indicano che certe informazioni visive sono più importanti di certe altre e subiscono un’elaborazione particolare, direi privilegiata nel cervello. Il risultato più attraente, nel contesto del nostro discorso, è l’esistenza di un cervello visivo, localizzato nel lobo cerebrale destro e quasi contrapposto a quella parte del cervello che presiede al linguaggio e che ha sede nel lobo sinistro. Forse è per questo che è così difficile parlare di Arte; perché le attività di un lobo, quello del linguaggio, vogliono interessarsi alle attività dell’altro lobo, il destro, il lobo più visivo, che tratta l’informazione in maniera diversa meno analitica, più globale, gestaltica ed anche più emotiva. Le più note teorie della percezione sono la teoria del Costruttivismo e quella della Gestalt. Secondo la prima teoria, l’immagine visiva è costruita di volta in volta, mentre secondo la teoria della Gestalt esistono schemi innati di organizzazione della percezione.Uno dei modi in cui le immagini visive possono essere costruite è quello suggerito dai filosofi dell’empirismo, secondo i quali la percezione è costruita da sensazioni elementari mediante un processo di associazione. La percezione visiva (costruzione dell’immagine) avviene per confronto dinamico fra l’informazione sensoriale fornita dall’occhio e le immagini precedentemente percepite e osservate in memoria. Secondo questa teoria, quindi, per “vedere” bisogna aver imparato a vedere.Nel campo delle arti figurative, molti storici dell’arte si rifanno alla teoria del Costruttivismo nell’interpretazione delle immagini pittoriche. Anche Gombrich si avvicina a questo modo di pensare. L’esperienza predisporrebbe i canali per l’analisi e l’interpretazione dell’informazione visiva. Questa sarebbe elaborata secondo schemi acquisiti, basati su esperienze precedenti, creando ordine nel caos dell’entrata visiva.

Ritorno alla sua Termini


Giovanni Migliara
l'Uomo,il Maestro, l'Artista
ritorno alla sua Termini
31 gennaio -28 febbraio 2009
Museo Civico "Baldassare Romano"
Termini Imerese

domenica 18 gennaio 2009

MOSTRA FOTOGRAFICA NATURALISTICA








Galleria Roma
via Maestranza 110 Siracusa
MOSTRA FOTOGRAFICA
NATURALISTICA di
Delio Mica

24 gennaio 3 febbraio

domenica 4 gennaio 2009

PER FOTO E PER AMORE


Galleria Roma
via Maestranza 110
Siracusa

PER FOTO E PER AMORE
VISIONI FATALI


Dal 10 al 20/01/2009

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Esplorare l’archivio di un fotografo è come addentrarsi in uno scavo archeologico alla ricerca di reperti, simboli, storie e motivazioni sepolte dentro scatole di cartone, ben areate, ma sepolte. Nulla cambia se l’area di scavo è quella del proprio archivio.
Sono stato autore di fotografia negli anni ’80/’90 quando l’immagine si produceva esclusivamente attraverso supporti e tecniche chimiche che comportavano un approccio con il mezzo fotografico sostanzialmente diverso da quello attuale. Lo scatto costituiva il primo atto di un processo irreversibile a cui seguiva lo sviluppo della pellicola e quindi il terzo passaggio finale, la fase di stampa. Ogni intervento doveva compiersi nei limiti delle alchimie concesse dai materiali che si era scelto di adoperare per ottenere un unico e definitivo risultato finale. Era fotografia “fatta a mano” esattamente all’opposto, quanto a tecnica, della fotografia “automatica” quella di cui oggi ci si può avvalere.
Oggi, a distanza di oltre un decennio durante il quale la fotografia digitale ha in pratica sostituito a tutto campo quella chimica, sono stato esortato dall’amico Corrado Brancato, art director della Galleria Roma di Siracusa, per una personale fotografica di stampe estrapolate dal mio archivio.
Ho accettato ben volentieri l’invito ed ho colto l’occasione per ritrovare il mio passato, quella parte della mia vita dove la fotografia occupava un ruolo preminente. Ho rivisto centinaia e centinaia di immagini, ritratti di amici, di clienti dello studio, di persone di cui addirittura non ricordo più il nome e ho rivisto luoghi e situazioni in una metamemoria fotografica che in pochi istanti si è ricomposta nella realtà del presente.Dal caos di tutte queste immagini ho selezionato con il cuore quelle a me più care, cioè quelle legate alla ricerca personale dell’extra-fotografico, al di là degli elementi connotativi e denotativi propri della fotografia alle quali, al tempo di queste ricerche, (1990 – 1993 ca), volli aggiungere il terzo elemento significante adottato nella concettualità fotografica, ovvero quella terza tesi che veniva proposta da Anton Giulio Bragaglia, teorizzata nel volume Fotodinamismo futurista (1911), da fotografi come gli americani A. Coburn e Man Ray, lo svizzero C. Schad, l’ungherese Làszlò Moholy-Nagy (Bauhus) e l’italiano Luigi veronesi che, proclamando l’importanza essenziale della ricerca riaffermavano e giungevano all’astrattismo.
Le stampe fotografiche che ho scelto per questa mostra sono quindi visioni ricavate dalla casualità degli eventi temporali e spaziali che ne hanno determinato la scelta definitiva e quindi fatale. Fotogrammi di sovrapposizioni di molteplici esposizioni o inserimenti di interventi manuali in fase di stampa che sovvertono il senso connotativo dello scatto per sublimare lo specifico fotografico in un resoconto intimo o intimistico delle mie esperienze personali.
Tutto questo è stato. Potrebbe ancora essere, ma il passato non può ingombrare il presente se non per conoscenza e saggezza, il futuro è evoluzione e l’arte della fotografia non è di certo esclusa da questa legge Universale.

Siracusa, 3 gennaio 2009


Salvatore Zito